lunedì 18 marzo 2024

Madonna con Bambino che legge di Andrea Previtali: la perfetta fusione tra Divino e Umano



Un momento intimo e raccolto tra madre e figlio; la fusione tra Divino e umano  in una tela semplicemente meravigliosa.

Grazie al Comune di Seregno per aver regalato alla cittadinanza un vero gioiello di bellezza e maestria rinascimentale, che, dopo tre mesi in Brianza, ritorna nel suo luogo di appartenenza, l'Accademia Carrara di Bergamo.

 "Madonna con bambino che legge" del pittore bergamasco Andrea Previtali è una visione per gli occhi e una carezza per il cuore. Sono andata più volte a contemplarlo (devo ammettere che mi donava molta serenità e pace interiore) e ora eccomi qui,  a cercare di trovare le parole per descrivere l'incarnazione della tenerezza più dolce, dell'esaltazione dello Spirito, della consapevolezza che l'Oltre puo' essere rappresentato dalla mano umana. Tocco umano, certo, ma ispirazione divina, che guido' il  Previtali in quel 1514, periodo pregno di creatività espressa in tutta la sua compiutezza.

La location - il palazzo ottocentesco Landriani-Caponaghi di Seregno - avvolge il prezioso quadro in maniera ovattata, dando modo  all'osservatore di condividere financo quel momento intimo con i protagonisti, la Vergine e il bambin Gesù. Ah, la magia dell'arte, che tutto permea ed emoziona!

Emozione, questo è le mot juste per rappresentare la tela in esposizione: 46 cm per 65 cm, "Madonna con bambino che legge" è un piccolo capolavoro (presumibilmente realizzato a scopo devozionale) che fotografa un momento tenero tra una mamma e il suo bambino, un momento tutto per loro.

E subito balza agli occhi la delicatezza con cui la Madre copre le spalle del Figlio, la tenerezza e la malinconia di uno sguardo pieno di amore; uno sguardo altresì consapevole del fatto che quel bambino non è un bambino come gli altri: Egli è il Christòs, il Mashiach, l'eone che si è fatto piccolo piccolo per salvare l'umanità dai peccati.

Perché - attenzione - non si può parlare di questo capolavoro rinascimentale senza analizzarlo anche sul piano ontologico spirituale: il libro affrescato sulla tela non ha unicamente un valore meramente "letterario" visto che incarna la Parola, la Vera Parola.

"In principio era il Logos e il Logos era presso Dio e il Logos era Dio...E il Logos carne divenne e pose la sua tenda in mezzo a noi"

(Giovanni 1,1-14)

Eccola la Parola, secondo l'Antico Testamento personificazione e strumento della volontà dell'UNO; non fatevi ingannare dalla dolcezza del paffutello infante: Egli ha contezza della sua missione sul piano incarnato, ossia "morire per vincere la morte". 

Spostandoci dal piano spirituale a quello essenzialmente artistico, prodigiosa è la destrezza della mano del Previtali nell'affrescare la tavola con pennellate decise, che denotano una profonda conoscenza del'uso del colore. Ricordiamo che l'artista passo' molti anni a Venezia nella bottega di Giovanni Bellini, grande innovatore della pittura grazie alla prospettiva cromatica. Osservate quindi la perizia nel rendere trasparente - quasi impalpabile - il velo che copre Gesù, i decori della veste e i drappeggi del manto della Madonna.

Lasciata la Brianza, l'occasione di visitare l'Accademia Carrara e i suoi tesori è forte; per dirla con Winckelmann, "l'umiltà e la semplicità sono le due vere sorgenti della Bellezza". E la Bellezza va cercata, sempre e in ogni dove.

Umiltà e Semplicità esprimono in tutta la loro gloria le opere del Previtali, pittore attento, meticoloso e dal talento straordinario.

Ringrazio ancora (e non è piaggeria - badate bene) l'amministrazione comunale di Seregno per aver creato questa sinergia creativa con la Carrara: le buone energie vibrano sempre sulle ottave alte, e riscattano noi comuni mortali dal gravame quotidiano


   

sabato 20 gennaio 2024

La libertà di essere se stessi (e di poter sbagliare): a tu per tu con Claudia Ottavia

 

 Claudia ha gli occhi profondi, trasparenti e cristallini del  mare della sua terra.

Claudia è l'energia forte e antica che nasconde mille universi.

Claudia è la libertà che rompe le gabbie dell'ordinario e sferza le vecchie mura della banalità.

Claudia vive e respira l'ARTE in maniera totale

Voglio iniziare l'anno nuovo parlando di una artista speciale, che proviene da un'isola speciale: Claudia Ottavia, cantattrice di cui sentirete parlare molto nei prossimi mesi. La sua terra è la Sardegna, luogo senza tempo e pieno di una magia antica, ancestrale, esoterica direi.

Performer a tutto tondo, Claudia Ottavia passa con disinvoltura dalla Musica al Teatro, in una  sorta di soluzione di continuità artistica che non cessa di esprimersi; Paura - il suo nuovo singolo - rappresenta proprio questo: la libertà di  provarci e cadere, rialzarsi e riprovarci e - magari -  cadere di nuovo. Sempre con la voglia di ricominciare, con consapevolezza e grinta.

 Parlare di paura, di discese ardite e di risalite mi sembra di buon auspicio, soprattutto ora che il 2024 si è palesato davanti ai nostri occhi.

Buona lettura e buon anno!


 



 

Ciao Claudia, vorrei partire da PAURA, il tuo singolo uscito lo scorso ottobre. Nel testo dici "Vorrei urlare quanto è bello fallire, vorrei urlare quanto è bello rischiare". Questi versi mi hanno colpito molto, forse perché toccano tutti noi: il fallimento è considerato un peccato capitale nella società odierna, che ci vuole tutti performanti ai massimi livelli. Ma cos'è veramente la paura?

La paura è un sentimento antichissimo, esiste da sempre e fa parte dell'essere umano. Tutti proviamo paura, chi più, chi meno. La canzone è nata in un momento di mie paure "generali" - e il testo ne elenca tantissime; però il ritornello apre alla possibilità di fallire, di permettersi di fallire. Io sono sempre stata un tipo molto preciso, ho sempre cercato di fare le cose bene perché non amavo essere sgridata. Adesso, da adulta, mi capita spesso di scontrarmi con questa idea di "perfezione": ho voglia di libertà, di sbagliare, di rischiare

Io vedo PAURA come un inno all'azione: abbiamo timore di iniziare qualcosa per non dover subire un ipotetico - ma chi può dirlo? - fallimento; mi viene in mente una frase del Buddha "Viviamo nella paura ed è così che non viviamo"

Esattamente, con la mia canzone voglio invitare la gente a rischiare, a scrollarsi di dosso certe ataviche paure e buttarsi: fare il primo passo è la cosa più complicata, è rompere il ghiacchio, uscire dalla zona di comfort per inoltrarsi in zone inesplorate. Il resto arriva più semplicemente, in maniera naturale. Iniziare il cambiamento è difficile, per tutti, nessuno escluso. Vivere nella paura ti preclude un mucchio di cose, non ti permette di sperimentare e scoprire fino a dove puoi arrivare....

Mi è piaciuto molto anche il video di PAURA: il robot protagonista che balla forsennatamente, si rompe in mille pezzi e si ricompone; io lo interpreto – correggimi se sbaglio – come la metafora del cadere, spezzarsi e poi rialzarsi con ancora più voglia di vivere e muoversi...

Giusto, lo hai interpretato correttamente; il video rappresenta una chiara esortazione a ricomporsi, a mettere tutti i tasselli al loro posto (magari anche in posti diversi dal solito, perché no), uscire dalla routine e intraprendere percorsi nuovi e sconosciuti

Sei mamma da poco di un bimbo meraviglioso. Essere madre è il mestiere più bello e complicato del mondo. Che insegnamenti vorresti trasmettergli?

Mi piacererebbe trasmettergli la voglia di essere propositivo, di avere sempre la fiammella della passione accesa e di lasciare da parte le paure. Gli auguro la libertà interiore di decidere cosa essere e cosa fare della sua vita, di sentirsi soddisfatto di sé, sempre. Gli auguro di non avere limiti né imposizioni, solo la possibilità di affermare la propria unicità



Cosa ne pensi del fenomeno in continua ascesa della musica trap: testi che parlano di disagio e criminalità, con riferimenti espliciti a violenza e droghe – a tuo avviso – possono avere veramente ripercussioni negative sui giovanissimi?

Mi fa molta paura questa deriva musicale denominata trap. Mi fa soprattutto paura il fatto che i ragazzini si sentano “toghi” nel cantare testi che trasudano violenza e sessismo; è una situazione socialmente preoccupante. La musica “rap” già conteneva questo tipo di messaggi – anche se quando ero ragazzina io c'erano maggiori tabù -; ora invece è tutto molto più esplicito, senza freni. Un adolescente non possiede gli strumenti necessari per elaborare tutto ciò, quindi ne rimane facilmente influenzato.

Un tuo brano si intitola ODIO SANREMO. Ovviamente immagino si tratti di una provocazione: ti piacerebbe calcare il palco più importante del nostro paese?

Assolutamente sì, sarei ipocrita a negarlo. Ovviamente ci andrei portando la vera me stessa, con i miei messaggi, i miei testi, facendo insomma “una piccola rivoluzione”. Non possiamo negarlo: il Festival di Sanremo – al netto di tutti i difetti che esistono dietro questa kermesse - è una vetrina importante e offre molta visibilità

Dopo PAURA uscirà un album? Stai già lavorando a nuovi pezzi per l'anno nuovo?

Certo, ci sono altri brani in cantiere: il 2024 porterà nuove canzoni e nuove emozioni!

Qual è la tua canzone del cuore, quel brano che rappresenta la tua essenza e non smetteresti mai di cantare?

Ne ho parecchie di canzoni che mi toccano in maniera particolare; in questo momento mi sento di dirti “Il mio canto libero”, di Lucio Battisti, inno alla libertà, alla pura espressione del sé.

Provieni da un'isola magica, ricca di storia e cultura: la Sardegna. Quanto c'è di questa terra così affascinante nella tua arte? Quali suggestioni hanno permeato la tua essenza di cantante e attrice?

Porto dentro di me l'onestà dei sardi. Abbiamo forse tanti difetti, ma siamo un popolo onesto e molto di cuore: le persone qui hanno un animo generoso, altruista; e questa caratteristica la custodisco molto gelosamente. Aggiungerei anche la tenacia, siamo cocciuti, determinati e propositivi.

Facciamo un passo indietro.Ti definisci “cantattrice”, ossia una performer a tutto tondo, divisa tra musica e recitazione. Ma quando hai scoperto l'amore per l'Arte?

Ho respirato ARTE da sempre - ero ancora nella pancia di mia mamma, anche lei attrice. E' qualcosa di atavico, ce l'ho nel sangue. Pure la musica ha sempre fatto parte della mia vita, fin da piccola. Da adolescente ho iniziato seriamente a studiare canto...e da quel momento non ho più smesso, nonostante i miei studi universitari in Scienze dell'amministrazione: il mio lato artistico l'ho sempre coltivato con ardore e passione. Per quanto riguarda la recitazione, dopo la laurea mi sono trasferita a Roma per approfondire la conoscenza delle arti drammatiche ed è stata una vera e propria folgorazione: alla Duse International ho praticato il metodo Stanislavskij-Strasberg e la grandezza del mondo si è palesata nella sua interezza davanti ai miei occhi; è stata sicuramente una delle esperienze più forti della mia vita

Il teatro insegna anche il concetto di FIDUCIA. Affidarsi all'altro e lasciarsi andare con tranquillità; non è semplice all'inizio aprirsi e “donarsi” senza difese né pregiudizi...

E' assolutamente vero: io nasco un po'diffidente – forse anche questa è una caratteristica sarda, ma frequentando quotidianamente l'ambiente teatrale ho acquisito fiducia verso il prossimo e soprattutto la voglia di collaborare con gli altri. La vera gioia è creare e divertirsi con le altre persone, sia nel teatro che nella musica!!

E qui mi viene in mente una citazione di Eduardo de Filippo: “Con la tecnica non si fa il teatro; il teatro si fa con la fantasia”...

Aveva pienamente ragione; per fare teatro occorre estro, fantasia e tanta voglia di divertirsi!

Attualmente sei in scena con qualche spettacolo?

In questo momento sono in scena con uno spettacolo per ragazzi, BANDIDA: è la storia di una banditessa sarda; giriamo la Sardegna da due anni ormai, facciamo repliche e il feedback è sempre positivo. Inizierò a breve con la stessa compagnia un altro progetto; ma la cosa che più mi rende felice è che debutterò con uno spettacolo interamente mio: un mix tra teatro e musica, con i miei brani...ovviamente vi terrò aggiornati!

 Allora aspettiamo novità Claudia, buon 2024 pieno di arte, stupore e meraviglia!

 

Ecco  il link al  singolo PAURA

https://www.youtube.com/watch?v=P0yyKHHCGG0 

 

IG @claudiaottaviaartist

 


 

domenica 5 novembre 2023

L'allievo brianzolo di Leonardo: Marco d'Oggiono e la Madonna del Latte

 Brianza, terra laboriosa ma anche fucina di grandi talenti artistici. Ed è proprio del Rinascimento brianzolo di cui vi voglio parlare oggi, soffermandomi in maniera particolare sulla figura di Marco d'Oggiono.

L'occasione è l'esposizione del mirabile dipinto LA MADONNA DEL LATTE presso il municipio della città di origine del pittore, Oggiono, ridente località del territorio lecchese.

Proprio ieri mi sono trovata a tu per tu con questa piccola tavola devozionale e ne sono rimasta folgorata. No, non si tratta solo di mirabile tecnica ed esecuzione sopraffina; qui entriamo nel campo del trascendente, di una serenità dello spirito al cospetto di qualcosa di Grande. 

Puo' un quadro provocare tutte queste emozioni? Ovviamente dipende dal modo in cui si guarda l'opera e dal modo in cui ci si accosta ad essa con verità e apertura dei sensi.

Marco d'Oggiono - allievo preferito di Leonardo da Vinci - ha appreso dal Maestro non solo l'abilità tecnica ma anche la capacità di portare su tela un mondo intero di sensazioni e suggestioni.

Marco, dal talento multitasking, era orafo, miniatore e uno dei piu' apprezzati pittori della sua epoca; quindi, più che apprendista alla bottega di Leonardo, frequentò il cenacolo del Genio vinciano per perfezionarsi. Un Master di primo livello alla corte dell'insuperabile. Il non plus ultra della formazione, perdonatemi la boutade.

Richiesto da personalità illustri e ricchi collezionisti, possiamo trovare le sue opere (affreschi, pale d'altare, tempere su tavola) nei più importanti musei del mondo: la creatività e la bellezza non erano appannaggio solo delle prestigiose corti fiorentine, anche piccoli e modesti paesi rurali nascondevano gemme e artisti di raro ingegno.

Perché dipingere una Madonna lactans? In realtà la Virgo lactans è una iconografia ricorrente nella storia dell'arte, soprattutto nel Trecento; il culto della Mamma di Gesù che allatta si diffuse soprattutto nelle campagne, diventando oggetto di venerazione da parte della contadine che attribuivano proprietà taumaturgiche e miracolose a questa immagine. Il latte era fonte di vita. Senza latte il neonato sarebbe morto di stenti, da qui l'importanza di pregare la Vergine per ottenere grazie e miracoli.

Con il Concilio di Trento (1543-1563) cambia tutto: le Madonne dal seno scoperto sono giudicate sconvenienti e altresì licenziose. Occorre coprire, camuffare, ritoccare, anche a costo di deturpare l'opera (come poi puntualmente avvenne in numerosi casi)

Ma la storia di questa Madonna del latte è piuttosto peculiare: oggetto devozionale del cardinale Federico Borromeo (sì, proprio quello di manzoniana memoria), nel 1618 venne donata alla Pinacoteca Ambrosiana e lì rimase esposta fino al momento in cui venne rubata, negli anni 60. Solo nel 2021, grazie al lavoro del Nucleo dei Carabinieri di Monza per la Tutela Patrimonio Culturale, la tavola venne trovata e recuperata. Le sue condizioni non erano buone: il tempo - ma soprattutto gli insetti xilofagi - avevano lasciato danni pesanti, prontamente risanati dal restauro del laboratorio Luigi Parma (promosso da ARTE generali).

Eccola, di nuovo fulgidamente splendida, con la cromia originale e la palpabile suggestione di derivazione leonardesca che spicca con grazia e bellezza


Serenità e dolcezza, queste le sensazioni a pelle. La scena rappresenta il gesto più naturale del mondo, una mamma che allatta il proprio figlio. Un momento di profonda intimità che  noi spettatori guardiamo con pudore e discrezione. 

Ricordate, un quadro è fatto di dettagli, quindi quando siete al cospetto di un'opera d'arte prendetevi del tempo per assaporare ogni singolo gesto, colore, espressione...

Le mani. Osservate ora le mani della Vergine che sollevano il pargolo con sicurezza ma senza stringere, come se volesse mostrare il figlio di Dio agli uomini, un esserino ben pasciuto che salverà l'umanità dai peccati. Lo sguardo. Il bambino ha già nello sguardo la consapevolezza del proprio destino, accettato serenamente. Di nuovo le mani, che - ancora una volta - "parlano". Guardate la mano destra, attaccata al seno della Madonna, una mano che rappresenta la carnalità di Gesù; ora prestate attenzione alla  sinistra, con il ditino puntato verso l'alto. Il bambino vuole ricordarci che Lui appartiene al Cielo, che è figlio del Padre e che al Padre ritornerà 

Lo Spirito del Luogo ha ispirato questa tavola; di conseguenza il Genius Loci non poteva non accoglierla con le braccia aperte, anche se in maniera temporanea. Per un mese (fino al 6 novembre) rimarrà in esposizione a Oggiono, nella Brianza di Marco, un artista che merita un posto tra i grandi della pittura. Poi tornerà alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano, esposta insieme ad altri capolavori del Rinascimento lombardo.


LA MADONNA DEL LATTE

Municipio - Sala Consiliare 

Piazza Giuseppe Garibaldi, 14

Oggiono (Lecco)

7 ottobre > 6 novembre 2023


Mostra promossa dalla Fondazione Costruiamo il Futuro con Intesa Sanpaolo e Gallerie d'Italia, in collaborazione con la Veneranda Biblioteca Ambrosiana e il Comune di Oggiono


giovedì 30 marzo 2023

Istanti di Storia al MAC di Lissone: le immagini simbolo del '900 riviste da Maurizio Galimberti

 Ammetto di avere un debole per il Museo d'Arte Contemporanea di Lissone, vero e proprio fiore all'occhiello della città brianzola. E rosico anche un po' (in senso buono, ça va sans dire) perché - essendo seregnese - vorrei che anche la mia città realizzasse uno spazio museale all'altezza della domanda culturale dei suoi cittadini. Ok, niente polemiche, non è questo il momento di approfondire la questione, non perdiamo il FOCUS e concentriamoci sulla mostra fotografica inaugurata lo scorso febbraio al MAC: Maurizio Galimberti - Istanti di Storia, una personale curata da Denis Curti e Francesca Guerisoli.

Galimberti non è solo un grande fotografo, dalla tecnica mirabile, ma anche un indefesso ricercatore del nuovo, dell'inconnu, di storie e armonie uniche; e la sua ricerca si focalizza (iniziando dagli anni 80) sulle iconiche Polaroid, manipolando e creando - tessera dopo tessera - mosaici di arte e luce.

Ma cosa rappresentano quindi questi ISTANTI DI STORIA? Sicuramente momenti indelebili, immagini iconiche che tutti noi (giovani e meno giovani) abbiamo impresse nella memoria. Istantanee che cristallizzano un avvenimento unico, precipuo di un'epoca, rifotografate dal Galimberti da prospettive diverse, scomposte e ricomposte fino a formare un mosaico dal pantagruelico potere evocativo.

E l'effetto dal vivo è semplicemente poderoso e travolgente: l'occhio - ossia la macchina fotografica incorporata naturalmente in ognuno di noi - percepisce queste miriadi di tessere e le rielabora attraverso colori e forme, reiterati senza tregua, mettendo a fuoco - in un secondo momento - l'unicum dell'immagine.


 Maurizio Galimberti - Iwo Jima, 1945 Foto di Joe Rosenthal

Confrontarsi con eventi storici epocali è un'impresa per molti assai improba; eppure Galimberti riesce a mantenere lo Zeitgeist dello scatto originale pur scomponendolo, in un'operazione - mi verrebbe da dire - cubista. Un contemporaneo Braque che dà nuova linfa a momenti cristallizzati nel tempo. 

Il corpus delle opere in mostra è variegato, ma parimenti emozionante. L'itinerario si snoda tra cinema, attualità e musica, passando per le epoche più buie vissute dall'umanità ( vedi bomba atomica su Hiroshima, assassinio di Kennedy, il piccolo nel ghetto di Varsavia...): vere e proprie coltellate nel cuore, nonostante "la fama" di queste immagini simbolo del 900 sia conosciuta worldwide.

Una menzione a parte merita la commovente reinterpretazione della tragedia di Marcinelle: 262 morti, tra cui 136 immigrati italiani. In quell'afoso giorno di agosto del 1956 scoppiò un inferno di fuoco, portando disgrazia e disperazione in una laboriosa comunità di lavoratori. Ecco, per non dimenticare mai le morti sul lavoro, soffermatevi un secondo davanti a queste immagini strazianti. Ripeto, per non dimenticare.La Storia insegna; poi sta a noi recepire il messaggio.


 Maurizio Galimberti - Marcinelle 2022 Polaroid "Giant Camera" - LUCHI COLLECTION

Cosa mi è rimasto nel cuore dopo la visita al MAC? Quali opere mi hanno emozionato di più? Be', amo il cinema, amo Sophia Loren, quindi non posso non citare il pianto di Cesira nel film culto "La Ciociara"; ma anche il magnetismo della Magnani in "Roma città aperta" e l'anelito di libertà dato dalla moto rombante di Easy Rider...

E il resto? Be', il resto lo vedrete di persona, non posso spoilerare tutto, giusto?


MAURIZIO GALIMBERTI

ISTANTI DI STORIA

A cura di 

Francesca Guerisoli e Denis Curti

Prodotto e promosso da

Comune di Lissone

 

11 febbraio - 30 aprile 2023

MAC Museo d'Arte Contemporanea

Lissone (MB)

www.museolissone.it

Ingresso gratuito

 

 

Maurizio Galimberti - Nelson Mandela e Muhammad Ali 2000 Foto di Dana Gluckstein LUCHI COLLECTION


Maurizio Galimberti - Papa Giovanni Paolo II, 2005 LUCHI COLLECTION

mercoledì 16 novembre 2022

Quando il Business è Psicologia: a tu per tu con Denise Micaela Spinelli, giovane volto dell'imprenditoria Made in Italy

Chiacchierare con Denise Micaela Spinelli è sempre illuminante. Lei rischiara con luce propria l'ambiente che la circonda. E' la luce della conoscenza, certo, ma anche della consapevolezza, della volontà e della resilienza (parola a lei molto cara). La guardo e penso che poche persone riescono a coniugare charme, carisma e voglia di aprirsi al mondo come Denise: è una delle imprenditrici più importanti del nostro paese, eppure è sempre alla ricerca di stimoli, di idee, di modi per connettere realtà e persone. Questo è - a mio parere - il mindset giusto per includere creatività e creare business.

Imprenditrice ma non solo. Denise è anche scrittrice e creatrice dell'Imologia, filosofia che ha lo scopo di raggiungere il benessere attraverso lo studio in profondità dell'essere umano. L'etimologia  è data dai termini IMUS e LOGOS: l'intimo che si coniuga con il linguaggio. Scoprire l'interiorità e andare oltre la superficie. Il suo libro, Imologia. Manuale di teoria, pratica e interiorizzazione spiega ampiamente questa tematica. E vi consiglio di leggerlo, lo troverete brillante e rivelatore: una vera e propria epifania di consapevolezza e verità.

Nonostante sia ormai cittadina del mondo e instancabile globetrotter - ha da poco terminato un tour promozionale europeo e si appresta a tornare a Dubai - abbiamo organizzato un incontro vis-à-vis in un bar di una Milano uggiosa: davanti a un cannolo siciliano e a un cappuccino mi ha raccontato (con vivo entusiasmo e grande passione, ça va sans dire) le novità che la vedono protagonista nel business e i progetti per il 2023.




Ciao Denise, ci rivediamo dopo due anni in cui è successo di tutto: pandemia, guerra, crisi energetica. Raccontaci come hai vissuto questo periodo e quali novità - spero positive - ti ha portato il biennio 2020-2022

Parto con il dirti una news importante e assolutamente positiva: è nata una bellissima collaborazione con una azienda molto importante nel settore orifero; si tratta di un'attività ben strutturata, presente sul mercato da qualche anno e attiva in molti paesi, dal Sud America all'Italia. Il loro core business è l'oro: come ben saprai il Dubai Gold Souk è il più grande rivenditore di oro al mondo, unico nel suo genere.

Quindi possiamo dire che la pandemia ha creato anche delle oppurtunità economiche e di crescita?

Sì, confermo che per noi è stata una grande opportunità. Pensa all'Expo di Dubai, abbiamo avuto più tempo per prepararlo al meglio e soprattutto per pubblicizzarlo, attraverso il perfezionamento dei siti, pubblicazioni e un lavoro capillare nell'organizzazione. Il risultato è stato eclatante: 25 milioni di turisti e un progetto illuminato, ossia quello di progettare il futuro; il sito di Expo è stato infatti trasformato in DISTRICT 2020, una città futuristica e sostenibile che contribuirà ulteriormente alla crescita economica di Dubai. 

Un'altra importante opportunità per la nostra azienda è stato l'uso massiccio del digitale durante il lockdown; grazie alla tecnologia e alle call via Zoom è stato possibile rimanere connessi in maniera costante con tutti i miei clienti, in ogni angolo del mondo. 

A tuo avviso, perché c'è tutto questo "buzz" attorno a Dubai? E' la città mito per molti, vista come una sorta di Eldorado del business e dell'opulenza...

L'etimologia del nome"Dubai" ricorda il termine connessione, ed è proprio questa la sua caratteristica principale: connettere Occidente e Oriente. Sono convinta che, nonostante esistano profonde differenze culturali, se l'Occidente e l'Oriente imparassero a dialogare potrebbero creare una globalizzazione migliore. Per me Dubai rappresenta il dialogo perfetto tra questi due "mondi"; come ti ho detto prima, ci sono più di  200 comunità (da quella indiana a quella filippina, passando per la comunità francese, olandese, italiana eccetera...): insomma un melting pot straordinario di cultura, usi e costumi che vivono in serenità e armonia. Ecco, per vivere a Dubai occorre assolutamente essere "open minded", aperti all'altro, senza pregiudizi ma, al contrario, con la voglia di conoscere il diverso.

Altro fattore fondamentale che rende Dubai competitiva e attraente è la sicurezza: le regole ci sono e vengono rispettate. Da tutti. E l'autorità, nella persona dello Sceicco, è amata e stimata dai cittadini. C'è fiducia e rispetto reciproco, qualità essenziale sulla quale fondare un rapporto sereno e armonioso.

 Vorrei sfatare un altro mito: a Dubai la donna non deve coprirsi con veli o hijab, però attenzione, rimane sempre aperta la questione del cosidetto DECORO; se ci si trova in un ospedale, una banca o in altro luogo pubblico occorre essere rispettose e vestirsi adeguatamente. Le donne che indossano il velo lo fanno non perché sono costrette, ma per una sorta di senso di appartenza alla cultura che le ha viste nascere e crescere.

 


 

Sei uno dei volti dell'imprenditoria italiana, ambasciatrice del Made in Italy e "connettore" di culture diverse....ma tutto è partito con l'Imologia...

 C'è una bella notizia che riguarda l'imologia: è stata inaugurata la libreria dello sceicco, e una copia in italiano del mio manuale campeggia sugli scaffali di questa enorme library di ben 7 piani, fiore all'occhiello della cultura emiratina...Inoltre sarà presto disponibile in versione tradotta in lingua inglese e araba; il tutto con lo scopo di far conoscere l'imologia a un pubblico internazionale, organizzare seminari e corsi di approfondimento. Non da ultimo stiamo lanciando la nostra piattaforma legata al mondo delle personalità e al valore che esse apportano al mercato. Tutti gli assets, in qualunque mercato si trovino, si basano su di un unico e supremo asset che è la personalità umana.

Hai alle spalle un percorso di studi in Psicologia. Quanto hanno influito queste conoscenze del mondo interiore dell'individuo sul tuo lavoro di imprenditrice? Che connessione esiste tra Psicologia&Business?

Mi occupo di imprenditoria, è vero, ma come dico sempre: "L'80% del Business è Psicologia". Tutto quello che facciamo nel nostro quotidiano - educare i nostri figli, rapportarsi con il nostro partner - appartiene alla sfera psicologica. Quello che veramente fa la differenza è la gestione dello stress, l'empatizzare con il prossimo, saper comunicare nel modo giusto. Lo studio della Psicologia aiuta a capire quali energie si sprigionano mentre comunichi con l'altro, ma anche  il feeling che si crea in un determinato contesto e luogo.

I risultati si ottengono quindi con il giusto MINDSET: la tecnica si affina, le competenze si possono acquisire, le lingue straniere si possono imparare; sono gli strumenti con cui gestisci queste attività a renderti vincente e competitivo in ambito economico. 

Raccontami degli sviluppi di Connecting Table, quali cambiamenti avete apportato al progetto?

Parto con il dire che "Connecting" si ricollega al tema dell'Expo 2020 "Connecting minds and Creating the Future": essendo stata il volto della campagna Expo2015 con "Milano siamo noi", mi piaceva l'idea di creare uno storytelling tra Milano e Dubai, ovviamente con un occhio puntato a Osaka 2025, l'Expo giapponese. Dare vita a connessioni stimolanti rimane la mia priorità, penso all'imminente Mondiale di calcio in Qatar, per esempio, grande aggregatore di menti, culture e skills.

"Table"rimanda invece ad una famosa legge finanziaria che afferma che quando si è in possesso di quattro entrate automatiche si puo' parlare di libertà economica. Ecco quindi le aree di competenza di Connecting Table:

-- Formazione: (il nostro claim è "Se non ti formi, ti fermi") che consente di ottenere consapevolezza dei proprio mezzi attraverso anche l'utilizzo di un linguaggio potenziante, decisivo per avere successo e sicurezza. Attraverso corsi, seminari e un team di professionisti lavoriamo sulla crescita personale a 360 gradi. Ovviamente il nostro manuale guida per operare in questa direzione con metodo e disciplina rimane sempre Imologia. Manuale di teoria, pratica e interiorizzazione.

-- Gestione del proprio denaro: gestire i risparmi in modo da creare rendite che vadano a coprire i passivi, o meglio ancora, a produrre nuovi attivi. In questo settore abbiamo partnership con real estate e collaboratori locali che gestiscono gli asset dei nostri clienti a livello bancario. L'obiettivo è quello di insegnare alle aziende come creare entrate automatiche sviluppando reti tra imprese.

-- Our passion: aiutiamo le passioni dei nostri clienti a svilupparsi e creiamo nuove connessioni internazionali in diversi ambiti.  Nessuno lavora PER noi, bensì CON noi! Non posso non citare - a questo proposito - il settore dell'ARTE, vero e proprio asset e patrimonio culturale a beneficio della collettività.

-- Digitale: da un'era industriale siamo passati a un'epoca completamente digitalizzata. Lavoriamo tantissimo sul mondo social, sull'e-commerce, ora stiamo esplorando il mondo degli NFT e del metaverso... E assolutamente non vedo l'ora di poter presentare al mondo la nostra piattaforma sulla personalità!

 Puoi anticiparmi qualche nuovo progetto per il 2023?

Siamo pronti per il Mondiale in Qatar, ormai ai nastri di partenza; saremo presenti, sempre come connettori, al Festival di Sanremo 2023, creando partnership con diverse aziende, saremo inoltre a Bali per approfondire un progetto legato al benessere frequenziale, di seguito andremo in Arabia Saudita per iniziare nuove connessioni di mercato e in California per riprendere le ricerche interrotte durante la pandemia ...e poi molto altro che ti svelerò strada facendo!




mercoledì 5 ottobre 2022

La via dell'Angelo: Germano Di Mattia presenta il docufilm sulla figura di Michele Arcangelo, tra Arte e Spiritualità

La potenza di Michele Arcangelo. Se penso a questo emblema di forza e giustizia la mia mia mente corre immediatamente al meraviglioso dipinto di Guido Reni, eseguito tra il 1630 e il 1636 per la chiesa di Santa Maria Immacolata Concezione dei Cappuccini a Roma.


Guardatelo, è una delle rappresentazioni più intense di Mi-ka-El - che significa "chi è come Dio?" - protettore della Fede e Principe delle milizie celesti.

La visione barocca dell'artista bolognese, che ci regala un'opera dal taglio compositivo eccellente e dalla possente maestosità, lascia sbalorditi: gioco delle linee perfettamente disegnato e sapiente uso dei colori, mirabilmente calibrati.

Il significato è altrettanto vigoroso, violento, penetrante. Incontriamo la figura dell'Arcangelo nell'Apocalisse di Giovanni, nelle vesti di angelo alato dotato di armatura e spada nell'atto di infilzare Satana, spesso rappresentato come un drago. Ecco l'iconografia che conosciamo tutti. Un giustiziere divino dalla forza immensa; l'epitome del coraggio e della verità.

Questa figura affascinante verrà approfondita in un interessante evento organizzato dall'associazione culturale Art-Waves: sabato 8 ottobre a Roma, Germano Di Mattia - scrittore, studioso, regista - presenta "La via dell'Angelo", un docufilm che analizza l'entità divina di Michele Arcangelo tra arte, spiritualità e simbolismo.

Dopo la proiezione della pellicola ci sarà il dibattito con l'autore e la ricercatrice Francesca Spades: una splendida occasione di confronto e di apprendimento, in cui verranno affrontate varie tematiche concernenti l'Arcangelo. Provate a pensarci: sentiamo spesso parlare di Lui, magari Lo invochiamo nei momenti di difficoltà, ma cosa sappiamo delle sue origini? 

Conoscete la Diagonale Celeste? E' un itinerario che mi tocca molto, un percorso emozionale lungo i luoghi di culto di San Michele: sette luoghi sacri collocati sulle "Ley Lines", ovvero le linee energetiche della terra, percorse da potenti forze magnetiche.

I santuari micheliti sono:

- Skellig Michael in Irlanda 

- Saint Michael's Mount in Cornovaglia

- Mont Saint-Michel in Normandia

- La Sacra di San Michele in Piemonte

- Santuario di San Michele in Puglia (Monte Sant'Angelo)

 - Monastero di San Michele a Symi (Grecia)

- Santuario di San Michele e della Stella Maris sul Monte Carmelo in Israele


La particolarità? Questi santuari sono allineati su di una diagonale che porta a Gerusalemme; per questo motivo viene chiamata "Via Michelita o Via di Gerusalemme". Ho avuto la possibilità di visitare Monte Sant'Angelo, nel Gargano, e vi posso assicurare che in questo posto si viene attraversati da una energia potentissima, fortemente percepibile in ogni cellula del corpo; si ha la sensazione che esista qualcosa di immenso, che ti avvolge in una pace difficilmente descrivibile. E no, non occorre essere devoti per "sentire" queste vibrazioni di mistero e serenità. E' un viaggio dell'anima, e io lo consiglio vivamente, almeno una volta nella vita.


LA VIA DELL'ANGELO

di Germano Di Mattia

ospite speciale Francesca Spades



Sabato 8 Ottobre 2022 
Ore: 17:00

presso:
sala meeting dell'Hotel Villa Rosa  -  Via Giovanni Prati n.1 , Roma (Trastevere)

Ingresso:
8 euro - compresa quota associativa 

Evento organizzato da:
Associazione culturale Art-Waves

Prenotazioni : 
info@art-waves.com



mercoledì 17 agosto 2022

Pasolini, ANIMA e CORPO: gli scatti di Dino Pedriali in Mostra a Monza

 La Brianza rende omaggio a Pier Paolo Pasolini con una mostra fotografica dal titolo "PASOLINI. ANIMA E CORPO", allestita presso i Musei Civici di Monza.

Anima e Corpo. Un binomio inscindibile nella poetica - e soprattutto - nella vita del grande intellettuale bolognese, forse uno dei più "pregnanti" del Novecento. So che molti di voi non saranno d'accordo, quindi chiedo venia per la licenza che mi sono arbitrariamente presa, ma PPP, a mio avviso, ha saputo incarnare alla perfezione il ruolo di SAVANT innervandolo di "peccati", debolezze umane e trasgressioni, senza mai nascondere la sua vera essenza. Ecco il ruolo del libero pensatore, la forza propulsiva dell'arte e della conoscenza.

On display troverete una selezione di fotografie in bianco e nero provenienti dalla collezione della Fondazione Luigi Rovati: 40 immagini che il maestro Dino Pedriali scattò a Pasolini nell'ottobre del 1975, tre settimane prima del suo omicidio. Il regista non vide mai il risultato di quella sessione fotografica, realizzata nelle due abitazioni di Pasolini, tra Sabaudia e Chia, suggestivo angolo di Tuscia Viterbese - terra anticamente abitata dai "tuscus", ossia gli etruschi.

Sono scatti intensi, in bianco e nero, pieni di pathos: gli occhi corruschi di Pasolini scrutano con avidità l'obiettivo di Pedriali, porgendo un'immagine di se stesso vera, senza filtri; ecco anche l'idea di posare nudo (all'interno dell'abitazione) mentre il fotografo scatta da fuori: unica barriera il vetro della finestra, che riflette e amplifica la VERITA', quella verità che ogni sua opera bramava, anelava fino allo spasmo.

Dietro queste foto c'è una regia, ma badate bene, non del fotografo, bensì del regista-scrittore stesso: lui dirige il giovane Pedriali, Lui gli permette di entrare in intimità con la sua vita quotidiana, mentre legge, scrive, passeggia - fintamente inconsapevole - per le strade della Tuscia. Sembrano scatti "rubati", in realtà c'è una precisa sceneggiatura dietro; Pasolini ci insegna che a volte il Vero viene innervato dalla Finzione, metafora della Vita, tra luci e ombre, lucidità e follia.


Consiglio: affrettatevi, la mostra rimarrà aperta ancora per poche settimane!


PASOLINI. Anima e Corpo

dal 2 luglio al 4 settembre 2022

Musei Civici di Monza Casa degli Umiliati

via Teodolinda 4

www.museicivicimonza.it

 

 


 


 

Immagini di Dino Pedriali, ottobre 1975 - Fondazione Luigi Rovati

mercoledì 25 maggio 2022

Luca Crippa, spirito eclettico e surrealista: una mostra a Seregno lo celebra nel centenario della nascita

 Being Luca Crippa.

Artista con la A maiuscola, fiero brianzolo ma allo stesso tempo cittadino del mondo. Nel centenario della sua nascita, la città di Seregno ha deciso di omaggiare il suo illustre cittadino con una interessante mostra diffusa, articolata in diverse e suggestive sedi del centro storico: gioielli d'arte dentro altrettanti gioielli architettonici. Un vero e proprio regalo per i seregnesi, rinomati amanti del bello e ferventi sostenitori di un'estetica raffinata e avant-garde.

Il suo nome può essere sconosciuto ai più, ma la storia di Luca Crippa, uno dei protagonisti dell'arte italiana del Novecento, non lascia indifferenti e colpisce per creatività, estro e determinazione. Prima gli studi presso l'Istituto d'arte della Villa Reale di Monza, in seguito una mostra personale a soli 22 anni a Como e poi via, a Milano, per approfondire le conoscenze tecniche e imparare sul campo dal Maestro Giò Ponti. 

Milano è la fucina delle avanguardie e dell'istrionismo; la città meneghina rappresenta un laboratorio in cui coltivare sogni e speranze: ed è proprio qui che il Crippa sviluppa appieno il suo stile  partecipando nel 1948 alla Triennale ed esplorando altri mondi - lavora infatti come scenografo e bozzettista di costumi per innumerevoli spettacoli italiani e all'estero.

La creatività non ha confini per l'artista: sempre con i grandi maestri in testa (Magritte, Dalì, Max Ernst - per citarne alcuni) fa suo il concetto di "surréalisme", così come lo aveva immaginato Apollinaire nel lontano 1917; basta con i rigidi accademismi, il razionalismo e la tradizione: la fantasia, l'imaginaire, la magia permeano le sue produzioni. E' lo snodo cruciale del suo percorso, assai prolifico e poliedrico.

 

 


 

 


 


 Del funambolico creativo seregnese possiamo vedere on display più di 150 opere, sapientemente in bilico tra acquerelli e disegni, litografie e grafiche, passando per i collages e objets d'art polimaterici. E la grande capacità di Crippa è proprio quella di passare agilmente da un campo all'altro dell'universo artistico, creando delle vere e proprie "allitterazioni visive" che producono un ritmo sensuale scevro di ogni sovrastruttura.

Cosa mi colpisce di più di questa mostra diffusa? Sicuramente la curiosità e l'occhio puro di bambino del Maestro; la sua ricerca continua di nuove realtà per trovare la propria Essenza, in un costante "stream of consciousness", un flusso di coscienza che libera emozioni, sensazioni e pensieri in maniera spontanea e diretta.

 E voglio concludere con la mia opera preferita, a mio avviso perfetta fotografia del momento storico che stiamo vivendo: Il ripostiglio dei sentimenti.

Il simbolismo è chiaro, l'interpretazione è lampante: l'Amore, la Bellezza, l'Umanità, l'Empatia sono nascoste, celate in un ripostiglio buio. Basterebbe solo accendere una Luce e lasciare tracimare con la forza di uno tsunami questi sentimenti che ci fanno sentire Umani. Allora forse, e dico forse, il mondo ricomincerebbe daccapo, come un novello Eden incontaminato.

LUCA CRIPPA 
PIONIERE DEL SURREALISMO ITALIANO
dal 6 aprile 2022
al 29 giugno 2022

Sedi espositive della mostra diffusa

Disegni e grafiche

Museo Vignoli, Via Santino De Nova 26

Acquerelli e Opere Grandi

Galleria Civica Ezio Mariani, Via Paradiso 6

Collage

Auditorium - piano terra, piazza Risorgimento 

Polimaterici

Palazzo Landriani Caponaghi, Sala Crippa, piazza Martiri della Libertà 1

Omaggio a Luca Crippa. Il ricordo di 35 artisti dell'Accademia di Brera

Auditorium - foyer, piazza Risorgimento

Orari

da giovedì a domenica 10-12 e 16-19

per info: info.cultura@seregno.info

Photo credit: ufficio stampa Comune di Seregno
 

 P.S Volete dare alla vostra visita culturale quel "quid" in più? Allora vi consiglio di assaporare questo "viaggio sensoriale"con calma, magari durante il weekend, baciati dal tepore primaverile e avvolti da un'atmosfera magica. Poi, unendo l'utile al dilettevole, è cosa buona e giusta fermarsi in qualche locale del centro storico e gustarsi un aperitivo "open air". Siamo pur sempre nella Brianza da bere, n'est-ce pas?

articolo di Veronica de Lorenzo per MVMI e Associazione Culturale Art-Waves

giovedì 21 aprile 2022

Una collaborazione esplosiva per due talenti straordinari: Numa Echos e i Red Zebra


 Le collaborazioni tra artisti creano sempre qualcosa di magico.
Chiamatela alchimia, empatia, good vibes...whatever; è uno scambio di emozioni che genera melodie e suoni nuovi, più profondi, potenti, intensi all'ennesima potenza...

E in questa primavera oramai in pieno splendore, ecco arrivare come un fulmine che squarcia la notte  una collaborazione permeata di fuoco (e fiamme): la mesmerica Numa Echos e la band belga post-punk Red Zebra.

Audentes fortuna iuvat- dicevano gli antichi; il destino favorisce chi osa. Numa Echos, performer intelligente e lungimirante, sa che il guizzo artistico è intuizione e velocità di esecuzione; ecco quindi la decisione di contattare il frontman dei Red Zebra per proporre una collaborazione al brano "Wasted Items". Peter Slabbynck ovviamente accetta e "l'innamoramento artistico" ha così inizio: video girato nella meravigliosa Venezia e strada spianata verso il successo.



Inoltre, visto che il Belpaese è sempre fonte di ispirazione e culla dell'estrosità tout court, i Red Zebra hanno colto l'occasione per registrare presso gli studi Sub711 di Milano una versione speciale del loro pezzo "The Art of Conversation" ( smash hit del 1981) e un nuovo feat. "Over and Out".

Tante belle novità creative ci avvolgeranno presto in un energetico abbraccio rock. Quando? Presto, ovviamente!

 Stay tuned e ricordatevi sempre che la MUSICA è un balsamo lenitivo che non ti tradisce mai. Assorbite più musica che potete e lasciatevi cullare dal magico mondo delle sette note

"La Musica è l'armonia dell'anima" ( Alessandro Baricco)



 


Photo Credit: Andrea Lux Ferre

venerdì 25 marzo 2022

A due passi dal mito nel cuore di Torino: reportage dal Museo del Cinema

 Torino è una città magica. E non mi riferisco alle tante leggende legate all'esoterismo che aleggiano attorno all'antica e maestosa "Augusta Taurinorum", fondata dall'imperatore Augusto nel 28 A.C. ( Per quelle ci vorrebbe un post dedicato ed accurato - e magari un giorno lo faremo, chissà...)

No, Torino ha una magia speciale, unica, très chic. Un fascino regale, lascito di Casa Savoia, una tra le più antiche dinastie d'Europa. L'atmosfera sabauda pervade infatti l'intera città, con le sue vie e piazze in stile barocco ( Via Po e Piazza San Carlo - solo per citarne un paio) che si fondono con architetture Art Nouveau, come Casa Fenoglio - La Fleur, dai meravigliosi balconi lavorati in ferro battuto e dai pregiati fregi floreali che rivestono la facciata.

Ma non spostiamo il focus di questo post, che non è quello di parlare di Arte&Architettura: sono in città per uno scopo ben preciso, ossia visitare il Museo Nazionale del Cinema. E già mi brillano gli occhi pensando alle meraviglie che avrò il piacere di vedere e interiorizzare.

Ed eccoci dunque sotto il simbolo di Torino: la solenne Mole Antonelliana, opera di Alessandro Antonelli, realizzata tra il 1863 e il 1889, sede appunto del Museo dedicato alla "Settima Arte". Appena la vedi ti scappa un "WOW" di stupore: si erge in tutta la sua imponenza ( 167 metri) e ti lascia senza fiato, atterrita davanti a tanta maestosità. All'interno, in una cornice scenografica spettacolare arricchita da suggestivi giochi di luce, inizia il percorso sviluppato su più livelli espositivi: se alziamo gli occhi, un mesmerico movimento a spirale ci colpisce e ci catapulta immediatamente in un'altra dimensione che racchiude l'intera storia del cinema. 

Vi stordisco subito con qualche cifra (da capogiro)

- 1.550.000 fotografie

- 7600 riviste

- 30000 film su pellicola

- 12000 oggetti d'arte, dispositivi e stampe

- 540000 manifesti pubblicitari

... e potrei andare avanti ancora, ma mi fermo qui. Volevo solo darvi un'idea del PATRIMONIO racchiuso tra queste quattro mura, dei gioielli dal valore inestimabile che fanno del nostro paese (ancora una volta) l'epicentro della Grande Bellezza

Per raccontare nei minimi dettagli il viaggio dentro "il tempio sacro della Settima Arte" ci vorrebbero infatti papiri lunghi chilometri; meglio quindi limitarsi agli HIGHLIGHTS del museo, e stimolarvi a prendere il treno (occhio ai parcheggi in città - introvabili) ed esplorarlo de visu. Meglio sempre toccare con mano, giusto?

I filoni tematici presenti sono 3:

- la fotografia

- la storia del cinema

- l'archeologia del cinema




PRIMA TAPPA: l'archeologia del cinema è decisamente affascinante: ombre cinesi, scatole ottiche, lanterne magiche e relativi dispositivi atti ad animare le immagini costituiscono tante storie che hanno dato il via a questo mondo prismatico e sfaccettato. La curiosità dell'oggetto in movimento; tema vecchio come il mondo, esplorato, studiato e ricercato da sempre. Questa è la parte preferita dai più piccoli, è la parte della scoperta, piena di colori, luci, illusioni ottiche...

 Ed è proprio l'atavica fascinazione nei confronti della terza dimensione che ha portato a sviluppare i primi accessori cinematografici: il rapporto tra fotografia e cinema è strettissimo - si sa - e proprio qui troviamo rudimentali macchine fotografiche, visori, cineprese e attrezzature varie che testimoniano la lunga ed appassionante "storia dell'immagine". 

Piccolo suggerimento: prendetevi tutto il tempo per godere appieno di questo "salto nel passato"; il futuro parte proprio da lì, da oggetti definiti "visionari" e magici...

E a proposito di oggetti "magici" e "colossali"...ad attendervi al piano terra, in tutta la sua maestosa imponenza è la statua del Dio Moloch utilizzata nel primo kolossal Made in Italy: Cabiria, girato nell'anno di grazia 1914. Molti di voi di sicuro non lo avranno visto, e mi sento di consigliarvelo; non fatevi spaventare dalla durata "monstre", questo capolavoro del cinema muto, diretto da Giovanni Pastrone e sceneggiato da Gabriele D'Annunzio - ma a riguardo ci sono diverse scuole di pensiero: secondo alcuni autorevoli esperti il Vate si è limitato solamente a comporre le didascalie e scegliere i nomi dei personaggi - va visto, senza se e senza ma. Cabiria è un lungometraggio ambizioso, che collega teatro, musica e letteratura; qui abbiamo il primo esempio di "montaggio", con il regista Pastrone che  frammenta le scene in più inquadrature da diversi punti di vista evitando così i campi lunghi e fissi. Per l'epoca fu una rivoluzione. E Cabiria è entrato di diritto nell'empireo del cinema.


 

Ma il clou del "viaggio per me deve ancora arrivare: ogni volta che torno a Torino e visito il Museo aspetto con ansia ed emozione di arrivare lì, proprio in quel punto. Dove? Be', nell'angolo dedicato a Marilyn Monroe, ovviamente. In esposizione troviamo oggetti appartenuti alla diva losangelina, come un paio di scarpe dal tacco alto, un bustier dalla coppa esagerata (viva le maggiorate!) e una parure di gioielli in argento composta da orecchini e bracciale intarsiato (con all'interno inciso "per Marilyn, love Frank"...sarà forse Frank Sinatra, grande amico intimo della diva? Ah, saperlo...)



Sono una fan dell'attrice fin da bambina, quindi il momento pivotale del percorso è questo; ma sotto la Mole ce ne sono di "memorabilia" interessanti e seducenti: costumi di scena, maschere e modellini, la bombetta di Chaplin, la sciarpa di Fellini, disegni e altri oggetti da collezione molto ricercati che un comune mortale difficilmente potrebbe permettersi di acquistare ad un'asta. Meglio allora godere di cotanta bellezza proprio qui, nel cuore pulsante della città sabauda, in cui si è veramente a due passi dal mito.

 E come si dice in gergo, it's a wrap. Siamo alla fine di questo piccolo reportage. La mia passione per la settima arte è innata, ma spero di avere trasmesso - almeno in parte - la magia che aleggia attorno a questo mondo, magari un po' matto, ma dispensatore illimitato di sogni.

" La fotografia è verità. E il cinema è verità ventiquattro volte al secondo"

(Jean-Luc Godard)


Ps. Ci vedremo ancora, caro Museo: il mio angolino privilegiato è sempre lì, vicino alla diva del glamour, Norma Jeane, alias Marilyn. See ya soon. Boop-boop-a-doop!




articolo di Veronica De Lorenzo

per MVMI e Associazione culturale Art-Waves