lunedì 28 settembre 2015

Non chiamatemi Maestro:emozioni a fior di pelle al Teatro Libero di Milano

E' sempre un'emozione andare a teatro,se poi sul palcoscenico furoreggia un "mostro" di talento come Corrado d'Elia,beh,direi che l'emozione è doppia.Direi anche tripla.
La location è il Teatro Libero di Milano,in via Savona,luogo di sperimentazione e di talenti che non hanno paura di osare.Anzi,ad ogni stagione stupiscono(e conquistano)con pièces appassionate ed appassionanti,dall'unico filo conduttore:l'amore per il teatro.
E si tratta proprio di amour fou,di un tributo accorato lo spettacolo "Non chiamatemi Maestro", progettato e realizzato dallo stesso d'Elia,liberamente ispirato dagli scritti di Giorgio Strehler.

Una performance intima,suggestiva:Corrado d'Elia da solo on stage riempie con la sua presenza l'intero palco e regala emozioni straordinarie anche a chi,per ragioni anagrafiche,non ha potuto conoscere il grande regista triestino.
Ma l'essenza di Strehler è lì,tangibile,forte,presente,con i suoi ricordi,con i suoi impeti passionali,con tutto l'ardore per quella sacra Arte che è il Teatro

Le parole-chiave del monologo,uno stream of consciousness di poco piu' di un'ora,sono Vita e Umanità;certo chi ama il teatro e lo ha studiato(sia come attore che come critico,recensore etc)sa che il Teatro è Vita,ben lungi dalla finzione scenica di cui si parla tanto(Stanislavskij docet),e che il suo è un linguaggio universale,che attraversa luoghi,spazi e generazioni.

Magistrali e toccanti i racconti che celebrano una passione rara,forte e profonda per il teatro;un estatico trait d'union tra d'Elia e Strehler,accomunati da una sensibilità artistica eccezionale e un animo poetico e delicato che arriva dritto al cuore degli spettatori.
Una parte dello spettacolo mi ha particolarmente colpita:quando si parla di due giovanissimi ragazzi pieni di speranze(Strehler e Paolo Grassi)muniti solo di grinta,passione e determinazione, che decidono di rompere le regole del teatro classico e fondare il "loro teatro".Mi viene da sorridere perché la locuzione "I have a dream" qui ci sta tutta.Il potere dei vent'anni,la forza dirompente dell'incoscienza,la spregiudicatezza della gioventu'.
Maestro(dal latino magister-che ha la stessa radice di magis,magnus,grande)lo è stato eccome,Strehler;di talenti ne ha visti e coltivati tanti e Milano,sua città d'elezione,gli deve molto.
Per concludere,"Non chiamatemi Maestro"è uno spettacolo magistrale che dovrebbe essere proposto nelle scuole,per fare conoscere un pezzo di storia della nostra Italia ai giovanissimi.
Sì,perché ho un solo rammarico:tra il pubblico( letteralmente rapito dalla esibizione di d'Elia) non ho visto nemmeno un giovane.
Dove si nascondono i pasionari,gli appassionati,i temerari amanti dell'arte,della PAROLA,della POESIA sublimata all'ennesima potenza?

Se ci siete,battete un colpo.
Il Teatro spalanca magie e mondi che nemmeno immaginate.





progetto e regia Corrado d'Elia

scenografia e grafica: Andrea Finizio e Chiara Salvucci

fotografie di scena:Angelo Redaelli


produzione:Teatro Libero

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