lunedì 2 maggio 2016

Metti un pomeriggio al Teatro Libero:il Calapranzi

Semplicemente emozionante la rappresentazione de "Il Calapranzi" del Teatro Libero.Ancora una volta il regista Corrado D'Elia si conferma MAESTRO nel mettere in scena una delle commedie noir più belle scritte da Harold Pinter.

La dimostrazione che il Teatro e la Vita siano un tutt'uno lo si avverte all'arrivo,quando i due protagonisti  appaiono già sul palco intenti a leggere un giornale o sonnecchiare pigramente:tutte le barriere cadono e si ha l'impressione di essere un unicum tra on stage e off stage,specialmente nel momento in cui gli attori iniziano a fissarti intensamente (francamente provocano una certa  inquietudine)e ti trascinano pian piano nel vortice della storia...

La storia appunto.Semplice all'apparenza,caratterizzata da due protagonisti Ben e Gus,che più diversi non si può.
Ben, piccoletto ma collerico,aggressivo e pieno di tic.Gus più disincantato,ottuso nella sua ingenuità,sempre pronto a fare domande e a ciarlare,indisponendo non poco l'altro.

E cosa ci fanno due personaggi cosi' in un claustrofobico e angusto seminterrato,collegato ai piani alti da un calapranzi che piomba in scena sotto forma di secchio di plastica turchese?
Si capirà molto presto che Ben&Gus non sono nient'altro che sicari,killer prezzolati,che attendono ordini per il prossimo omicidio su commissione.

E' giocata tutta sulla tensione questa straordinaria messinscena,tra dialoghi serrati,nervosismi e forte insofferenza in crescente parossismo fino al cliffhanger,il climax del finale,in cui i due "loschi"ceffi si trovano vis-à-vis per la risoluzione conclusiva.

A mio avviso c'è anche un terzo interprete,il calapranzi,trait-d'union tra il "sopra" e il "sotto",strumento di comunicazione che acuisce,se possibile,la tensione e l'irritazione di Ben e Gus:l'arrivo di biglietti con scritto il menu del giorno non fa altro che esacerbare gli animi dei killers,che attendono vanamente indicazioni sul da farsi.
Scorrono quindi le ore di attesa in questa atmosfera claustrofobica,assolutamente pinteriana,in cui dialoghi nonsense e provocazioni più o meno velate spadroneggiano e riempiono la scena.

Ed eccomi a parlare della caratterizzazione dei personaggi,della  solitudine,della fragilità del  rapporto tra i due:un binomio il loro,fondato sulla forza di Ben e sulla debolezza di Gus,magistralmente interpretati da Francesco Maria Cordella e Alessandro Castellucci,che tengono in pugno il palco con maestria e grande abilità.

Ma in fondo non si puo' volere male a questi due uomini,soli,persi,disadattati:si crea nello spettatore una sorta di vicinanza alla loro profonda umanità,nonostante facciano un lavoro alquanto discutibile.
Per concludere, IL CALAPRANZI proposto e diretto da Corrado d'Elia è un'ottima prova,funzionante in tutti i suoi meccanismi,specchio di turbamenti  assolutamente moderni e contemporanei. 

 Foto di Angelo Redaelli

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