sabato 31 maggio 2025

Voce alle Donne, Silenzio alla Violenza - Intervista con Donatella Gimigliano, luminosa combattente al servizio del mondo femminile

 Per Socrate, la felicità nasce dal vivere secondo la propria missione, realizzare il proprio scopo nella vita. 

A tal proposito esiste un termine greco che incarna alla perfezione questo concetto di "piena realizzazione": Eudaimonia, ossia "essere in compagnia di un buon daimon", vivere in accordo con la nostra forza interiore, con il destino che ci è stato assegnato. E Donatella Gimigliano ha questo "buon daimon" che illumina la sua persona di consapevolezza, virtu' e forza interiore.

Forza interiore che le ha permesso di rialzarsi dopo gli uragani forza 8 della vita; forza interiore che la spinge con ardore verso le donne fragili, vittime di violenza e di cancro al seno. 

  Diamine, che forza della natura, Donatella. Combattente straordinaria e anima fiera. Invidio il suo inarrestabile pragmatismo quando il mondo crolla sotto i piedi; ammiro la sua volontà di andare contro tutto e contro tutti, parlando chiaro, senza paura e senza farsi intimorire dai "poteri forti". 

E la nostra chiacchierata è nata così, con Donatella fiume in piena che alterna grinta a momenti di commozione, intemerate contro il sistema ad afflati materni e dolci verso le "sue donne" fragili ma resilienti.

Women for Women - against Violence - il suo progetto - compie dieci anni: nato per sensibilizzare l'opinione pubblica sul cancro al seno e promuovere il contrasto alla violenza di genere, è diventato un punto di riferimento per le donne - ma non solo - grazie al supporto concreto che viene fornito da Donatella e dal suo team di volontarie. Nessuna viene lasciata sola, nessuna deve rimanere indietro - per citare Papa Francesco. Ed è proprio così, le donne che chiedono aiuto vengono accolte con tenerezza dall'associazione Consorzio Umanitas, nonostante le difficoltà, la burocrazia farraginosa e gli agguati del destino.

E voglio ricordare anche il Camomilla Award, premio assegnato alle personalità che si spendono nel sociale con empatia e compassione. Costruire ponti, andare verso il prossimo: anche il un'epoca completamente intrisa di materialismo, si deve trovare spazio per una sana vicinanza al prossimo, con cuore aperto e visione laterale. 

Ce la faremo a diventare migliori? Questo non posso dirvelo, ma intanto vi invito a leggere l'intervista con Donatella e lasciate che le sue parole vi sfiorino le corde del cuore...

 

 



Come nasce il progetto Women for Women - against Violence? 

Women for Women - against Violence è un progetto dell'associazione Consorzio Umanitas che io presiedo. Nasce dieci anni fa, in seguito alla mia personale esperienza di malata oncologica : sono un po' la factotum di questa iniziativa, gestisco tutto, dall'organizzazione alla realizzazione di ogni singolo evento. Il percorso di Women for Women è cresciuto, ha assunto dimensioni importanti, tanto da diventare un programma televisivo in onda sulla Rai. Abbiamo raggiunto un importante livello comunicativo e, per celebrare degnamente il decennale, abbiamo organizzato una mostra fotografica a Roma. Ricordo che all'epoca - quando decisi di dare vita e forma a questa iniziativa - molte persone pensavano fossi troppo temeraria: unire l'esperienza dolorosa di una malattia come il tumore al seno alla violenza di genere era - agli occhi di molti - una cosa strana, che viaggiava su binari differenti. Ecco, ho dovuto faticare per far capire alla gente che quando si parla di mostri, non dobbiamo riferirci solo a quelli che "ci vivono accanto"; esistono - e sono altrettanto devastanti - anche quelli che nascono dentro il corpo di una donna.  

Infatti lei definisce il cancro al seno e la violenza di genere i DUE BIG KILLER delle donne... Facciamo il punto su incidenza e mortalità, può fornirci qualche dato per avere contezza della situazione attuale?

Certo, al contrario di cio' che pensa l'opinione pubblica, il killer numero uno delle donne è il tumore al seno. Ti do subito qualche numero: 110 vittime all'anno per mano di un uomo, 12mila donne che perdono la vita per cancro al seno. E aggiungo: 11mila diagnosi di tumore in donne sotto i 40 anni. E' vero, abbiamo fatto passi da gigante, l'80% guarisce entro un determinato periodo - cinque, dieci anni -; come puoi capire, siamo ancora ben lungi dal dire che abbiamo vinto la battaglia contro il tumore. Anche la violenza di genere è una piaga terrificante che affligge la società odierna, e non si tratta solo della conta delle vittime, parliamo di  problematiche più profonde che coinvolgono le donne, ma anche gli uomini: pensiamo al body shaming, al revenge porn, ai disturbi del comportamento alimentare... Mi preme sommessamente ricordare che a causa di anoressia e bulimia muoiono ogni anno 4mila giovani tra i 16-23 anni; solleviamo quindi anche altre questioni dimenticate dagli organi di comunicazione: sono pochi i professionisti dei media che si fermano e fanno delle riflessioni serie e approfondite.

Uscire da una spirale di violenze è una strada in salita, un percorso difficile: cosa dà la spinta a reagire? Penso anche alle problematiche economiche che contribuiscono a creare una morsa di ansia e inquietudine...

Esattamente, l'accesso alle cure e la tossicità economica rappresentano delle problematiche condivise sia dalle vittime di violenza, sia dalle donne che combattono il tumore al seno. Noi raccontiamo storie di donne che hanno avuto una grandissima capacità di di reazione, resilienza e rinascita, contro tutti e contro tutto. Parlo di donne date alle fiamme davanti ai propri bimbi, aggredite barbaramente con l'acido...Dentro ognuno di noi, non in tutte - ma nella maggior parte di noi - esiste una forza pazzesca; le nostre storie sono una sorta di veicolo, di trasferimento di forza proprio per quelle combattenti che stanno vivendo situazioni critiche e necessitano di esempi positivi, di donne che ce l'hanno fatta.

Ma l'appoggio morale da solo non basta, occorre quindi anche un aiuto CONCRETO...

E qui si apre un altro discorso. Primo passaggio: la donna sopravvive. Bene, siamo contenti ma non basta, bisogna darle gli strumenti per riprendere in mano la sua vita. Se una vittima di violenza presenta cicatrici su quasi tutta la superficie corporea non può ricevere solo un primo accesso gratuito alle cure e poi venire abbandonata a se stessa, mi spiego? E' un approccio a metà. Il "sistema" dovrebbe dare a tutte la garanzia di una cura TOTALE, non solo parziale. La cicatrice non concerne solo un fattore meramente estetico, può infatti provocare problemi di movimento, attaccare i legamenti...Diciamo che alcune aziende curano le donne per guadagnare consensi sui media, non per semplice solidarietà; è scomodo dirlo, ma è la verita: solo alcune vittime traggono reali benefici - a fronte di un centinaio che necessitano cure particolari -; aggiungo anche che lo Stato dovrebbe impegnarsi di più, per non costringere le donne ad affidarsi a personaggi ambigui che vogliono unicamente strumentalizzare la loro persona.

Insomma, lo Stato appare decisamente latitante a riguardo: come fare per sensibilizzare le istituzioni?

La latitanza dello Stato rappresenta un altro grosso problema. L'opionione pubblica pensa che gli aiuti alle donne vittime di violenza debbano passare solo e unicamente attraverso i centri antiviolenza. Bene, questi centri svolgono il loro lavoro egregiamente. Un lavoro fondamentale, oserei dire. Ma c'è un ma. Ci sono centinaia, migliaia di donne e uomini, non dimentichiamolo - che stanno là fuori in cerca di aiuto; stanno là fuori...e a loro, chi ci pensa? Ti faccio un esempio. C'è una storia che ho preso molto a cuore, lui è ormai quasi un figlio per me: si tratta di un orfano di femminicidio. Questo ragazzo ha vissuto un dramma pesantissimo, ha perso la madre e la sorella sedicenne per mano del padre, e lui stesso è finito in coma. E' riuscito a sopravvivere ed è stato affidato ai nonni, che si sono trovati ad affrontare un problema enorme. Completamente da soli. Chi c'era ad aiutarli? Nessuno, o quasi. I fondi sono destinati ai centri. Ok, pensiamo veramente di trasferire intere famiglie in questi centri? Quello che vorrei è che ci fosse una mentalità più elastica: nessuna delle vittime raccontate nella mostra fotografica Women for Women è mai transitata in un centro antiviolenza

Ma non esistono fondi per supportare le donne vittime di violenza? 

Certo, esistono, ma c'è un però. Anzi, pensa che alcune donne non sanno neppure di avere diritto a questo fondo istituito a favore delle vittime di violenza. La questione è un'altra. Si può accedere a questo fondo solo dopo sentenza della Cassazione. Hai capito bene, al terzo grado di giudizio, ossia dopo anni di dibattimento in tribunale. Insomma, gli uomini-carnefici cercano sempre un escamotage per non pagare i delitti commessi: occorre arrivare a sentenza definitiva per accedere a questi fondi. E' una vera assurdità, se pensi che il reato è acclarato da subito. Perché quindi non aiutare fin da subito le donne con sussidi? Noi siamo una piccola associazione, non abbiamo la potenza di fuoco di altre associazioni più blasonate con il vip di turno che fa da testimonial; se avessi le risorse, farei di più per queste donne. Molto, molto di più. Mi sento di aggiungere che noi lavoriamo sempre in modo pulito e trasparente, mentre alcune associazioni, paventando il diritto alla privacy, si muovono in maniera poco cristallina...

Come è organizzata l'associazione Consorzio Umanitas?

Qui lavoriamo a titolo gratuito. Anche i miei collaboratori sono tutti volontari. Diciamo che da una parte è molto complicato, perché portare avanti progetti importanti senza fondi finanziari è una impresa ardua; è un grande limite. Per farti un esempio: al momento non abbiamo chi ci segue i social, siamo autodidatti e auto-organizzati. Fortunatamente alcune aziende si stanno interessando a noi, vorrebbero entrare nel sistema, vedremo. Amo questo progetto, ma è molto, molto faticoso. Regala cose bellissime e preziose, anche se mi tiene impegnata quasi 20 ore al giorno.


 

Parliamo del Camomilla award, premio assegnato a personalità che si sono distinte per il loro impegno nel sociale; mi incuriosisce la scelta del nome: il fiore di camomilla evoca qualcosa di delicato, che regala serenità...sbaglio?

Faccio un passo indietro: ho partecipato a un cortometraggio per l'ospedale Gemelli che si chiamava "Segni", racconto di testimonianze di donne colpite dal cancro; si parlava di segni e cicatrici che la malattia lascia nel corpo e nell'anima della donna. Ed è proprio lì che è nata l'idea di mettere insieme quei segni e quelle cicatrici che anche le vittime di violenza portavano sul proprio corpo. La regista del corto mi spiegò che il fiore di camomilla aveva importanti virtù terapeutiche. Pensa che in fitoterapia viene trapiantata nelle piante malate perché le aiuta a guarire. E' un fiore APPARENTEMENTE TENERO, ma in realtà è molto forte; è addirittura un antibiotico naturale! Appena ho saputo il significato di questo fiore ho deciso di istituire il Camomilla Award; nato inizialmente come "Premio Camomilla", ho deciso in seguito di dargli una titolazione internazionale, in virtù del fatto che il problema che affrontiamo è globale. Il nostro approccio è infatti internazionale, e con la premiazione di Leyla Hussein - attivista mondiale contro le mutilazioni genitali - lo abbiamo dimostrato.

Altro tema importante della nostra epoca è il concetto di fratellanza, ossia fare rete, mettersi a disposizione degli altri per una condivisione feconda e produttiva. E qui mi viene in mente una frase di Papa Francesco: "Nessuno si salva da solo, siamo tutti nella stessa barca tra le tempeste della storia". Cosa ne pensa?

La rete è fondamentale, ma devo ammettere che nella mia vita, molto spesso, i muri me li hanno alzati le donne: ho visto con i miei occhi poca voglia di condivisione e fratellanza dentro l'universo femminile.

Insomma, è vero che, per citare un famoso film degli anni 50, "Eva contro Eva" - diretto da Mankiewicz - la solidarietà femminile non esiste, anzi, al contrario, la competizione e la lotta per il potere continuano a emergere in tutti i settori, dal lavoro alla vita privata?

Se vogliamo esprimere un giudizio positivo ti dico che sì, esiste. Se vogliamo altresì tracciare una criticità, è evidente che il problema della scarsa "sorellanza" tra donne continua a essere presente. Il problema risiede nella mentalità delle donne. E se questa mentalità non cambia, beh, non si faranno progressi. Ci sono donne che hanno comportamenti feroci nei confronti delle altre donne: questo approccio poi lo insegnano di conseguenza anche ai loro figli. Che succede quindi? I figli diventeranno dei violenti, poco rispettosi del mondo femminile. Ho premiato molte associazioni in questi anni, e posso dirti che il mio mondo è di totale apertura verso quello che fanno gli altri. Mi è capitato però di collaborare con associazioni molto famose, di volere aprire un dialogo con loro...ma tutto cio' che ho ricevuto è stato un muro di silenzio. Ti confesso che questa per me è una grande ferita, perché credo fermamente nella rete di solidarietà tra donne. Fortunatamente, ogni tanto, intercetto donne che la pensano come me, aperte e disponibili alla cooperazione.

 Ha descritto bene la complessità del mondo e delle esperienze umane. Viviamo in una sorta di "Comédie Humaine", in cui coesistono, in maniera duale, elementi contrastanti: donne contro donne, donne che supportano le altre donne. Lei ha imparato a destreggiarsi bene tra soddisfazioni e frustrazioni, trovando un sano equilibrio tra queste due polarità...

Assolutamente, io traggo la mia forza da ciò. Sono abituata ad andare controcorrente nella mia vita, contro tutto e contro tutti. Altrimenti questo progetto non sarebbe nemmeno nato! Lo dico spesso, è stato come scalare una montagna a mani nude. Però, come ho combattuto in maniera energica contro il mio cancro, altrettanto vigorosamente ho sposato questa causa, che è stata quasi salvifica per me: non ho solo aiutato gli  altri, ho aiutato anche me stessa: se mi fossi avvitata nel mio dolore, la depressione mi avrebbe sicuramente fagocitato completamente. Mi sono salvata perché mi sono concentrata su ciò che si può fare per gli altri; sono felice quando riesco a regalare un sorriso a donne sofferenti, tutto questo mi ripaga della stanchezza e degli sforzi per fare funzionare le cose.

 Ultima domanda: su quali attività si concentrerà l'associazione nei prossimi mesi?

Porteremo in Giro per tutta l'Italia la mostra Women for Women - against Violence, e sicuramente andremo anche all'estero. La mostra è nata per essere itinerante, per raggiungere e sensibilizzare un vasto pubblico; vorrei inoltre aumentare la community del programma televisivo omonimo in onda su Rai1, ideato da me: trovo le storie, le coperture economiche e scrivo le puntate insieme alle donne protagoniste, per fare sentire anche la loro voce, il loro dolore e la loro forza di rinascere.

(Donatella Gimigliano e Leyla Hussein)


(Valentina e Francesca Pitzalis - foto di Tiziana Luxardo)

https://www.womenforwomen.it




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