giovedì 21 maggio 2020

"...Credo che amare se stessi sia la risposta...". 10 domande allo scrittore Andrea Lux Ferre

Il vuoto che ti attanaglia e ti fa sprofondare negli abissi più profondi. Il rumore assordante della disperazione che ti porta a ricercare "paradisi artificiali" per dimenticare il presente.
Tratto da una storia vera, "Le luci spente della città" rappresenta uno spaccato di vita disperata, spezzata, portata all'estremo: è stato bravo l'autore, Andrea Lux Ferre, a raccontare la discesa agli inferi di un giovane caduto in un vortice autodistruttivo in cui la speranza non ha posto, dove tutto è buio, freddo e alienante.

E' un libro che fa riflettere e pensare. Crudo, diretto, senza sentimentalismi.
E' un libro che vi consiglio. Ancora una volta l'eclettismo creativo dell'autore viene alla luce con irruenza e spontaneità.

Ho preparato 10 domande per Andrea Lux Ferre. Godetevi le sue risposte.















1 - Vorrei partire dalla genesi di questo libro. Come è nato e cosa ti ha portato a scrivere "Le luci spente della città?


Sono sempre stato interessato alle persone “ problematiche “ , ovvero chi ha difficoltà con le proprie emozioni, chi deve soccombere alle fraglità; così iniziando un cammino come volontario in varie associazioni ho potuto avvicinarmi, essere confidente di persone con questo disagio. Da qui l’idea di  "Le luci spente della città “ per raccontare a chi non conosce questo vissuto, per poter comprendere le difficoltà altrui, minimizzando le proprie problematiche...credo sia terapeutico

2 - Il sottotitolo dell'opera è " da una storia vera". Quindi è basato su una realtà che - in un certo qual modo - ti ha toccato, sbaglio? Ti va di parlarne?

Sono molte le persone che hanno raccontato il loro trascorso, devo ammettere che molte situazioni sembrano irreali, talmente sono folli e sofferenti, come un giro su una giostra adrenalinica, ascolto le storie di anni in pochi minuti, forse ore, riescono a trasmettere stati di angoscia, malessere, ma anche di speranza. Tra queste storie ho scelto quella di Davide e l’ho raccontata, con riferimenti anche ad altre persone

3 -     Il protagonista è un uomo alla deriva, immerso nel buio di un vuoto esistenziale. Ecco allora apparire l'illusoria e apparente felicità data dalle multidipendenze ( sesso e droga). Come giudichi queste persone che rincorrono i "paradisi artificiali" per riempire e dare un senso alla vita? In fondo il concetto di 'horror vacui" - ossia la paura del vuoto - è una condizione che, bene o male, abbiamo provato tutti nella vita: la psiche ha bisogno di questi momenti proprio per allontanare ansie e nevrosi..


Il personaggio di questa storia si è perso, guardando dentro il buio per lungo tempo si è reso conto che il buio ha guardato dentro di lui, immerso nella sua oscurità, si immerge nella società durante la notte come un vampiro che reclama il nutrimento, non il sangue, ma alcol, droga e sesso - come giustamente hai citato precedentemente; quando si è nutrito ritorna a confrontarsi con se stesso, con il suo lato oscuro, il suo antagonista folle , dal quale non può fuggire, deve imparare a conoscerlo e  a comprendersi perché nessuno può salvarlo da se stesso, deve riportare ordine dove il caos domina.
Questa descrizione per dire che non posso e non voglio giudicare le persone che si trovano in situazioni simili, di fragilità; molti sono i fattori che possono aver portato a un delirante stile di vita di questo tipo, è abitudine di molti automedicarsi, trovare una cura alla sofferenza interiore, quel vuoto che citavi, credo che amare se stessi sia la risposta, purtroppo comportamenti di questo tipo allontanano dalla comprensione e dalla verità

4 - Il disagio della società moderna è il tema chiave del libro. Una società marcia, cupa, spenta, come dici nel titolo. In tutto questo credi sia possibile dare un messaggio di speranza, oppure "la luce in fondo al tunnel" è solo un'utopia? Tu come vivi questi tempi difficili?

Viviamo il presente nel consumismo, se non hai non sei, sembra sia diventato il messaggio che si vuole trasmettere, se non appari non vali, sei invisibile, "essere o non essere", citando il dubbio Amletico, che in questo caso pare ovvio: chi vuole essere deve esserci, sul palcoscenico dei social, virtualmente, nella finzione, in un modo plastico. Al contrario, chi decide di non essere è emarginato.

Per affrontare il presente mi rifugio nel passato, vivo nella nostalgia dei decenni trascorsi, amo gli 80/90, ascolto la musica di quel periodo, e guardo film di registi come John Hughes, Tony Scott, Chris Columbus, che rappresentavano la ribellione giovanile, folle e magica, ma senza eccessi autolesionisti

5 - In un mondo interconnesso siamo sempre più soli. Sei d'accordo? Siamo circondati da tante persone ma soffriamo di solitudine. Guai a essere umbratili, si viene considerati dei "losers". Eppure, se ci pensi, nasciamo e usciamo di scena in solitaria. E' semplicemente uno stato che ci appartiene ( e con il quale dobbiamo imparare a farci i conti). Qual è la tua opinione a riguardo?

Siamo più lontani, più distanti, più soli con noi stessi, però non conosciamo noi stessi, perché la tecnologia non lo permette; riempiamo il nostro tempo con dispositivi per comunicare, ma più potente della parola, del contatto umano, non esiste nulla; i nostri sensi percepiscono le sensazioni come nessun dispositivo potrà mai farlo. Fortunatamente per me ho imparato a convivere con la mia solitudine da tempo, quindi non sento questo distacco se non sono connesso, anche perché ho deciso di non avere nessun profilo social, semplicemente non è di mio interesse.

Vorrei citarti una riflessione del protagonista del libro ( che tra l’altro non è inserita). Mi disse che lui frequentava sempre le discoteche perchè era il modo di essere nella società, ma di non parteciparci realmente, perché sei immerso in uno spazio chiuso con migliaia di persone, ma in realtà, la musica alta, il caos, la folla non ti permettono di comunicare normalmente; nei social sei connesso con miliardi di persone però non comunichi fisicamente... quindi possiamo dire che è comunicazione alterata, distorta, non realistica

6 - C' è un libro che non hai mai letto e che ti piacerebbe leggere? Esiste, al contrario, un libro che hai odiato e non sei riuscito a terminare? Quali autori/ letture hanno influenzato la tua vita?

Vorrei leggere il libro che ancora non ho scritto, questo affinchè io possa continuare sempre a scrivere.

Odio è una parola che non esiste per me, per tutto; i libri devono essere letti con empatia, cercando di capire cosa voglia esprimere l’autore. Ogni libro è magico per chi l’ha scritto, poi alcuni ti sorprendono e altri annoiano, ma la possibilità di esser letti deve essere per tutti

Io leggo Coelho, Philip K Dick, Stephen King, Byron, Baudelaire, William Blake, Mary Shelley, anche nella scrittura sono appassionato piu del passato che del presente

7 - Se dovessi descrivere i tuoi libri utilizzando quattro aggettivi, quali useresti?

Intensi, realistici, drammatici e pragmatici


8 - Scrittore – a tuo parere – si nasce o si diventa? Pensi che i corsi di scrittura creativa siano importanti per formare un autore? Possono realmente portare alla luce un talento nascosto?

Durante il mio periodo scolastico per la scrittura non avevo particolare propensione; la lettura quella si, ma scrivere è stata una necessità di esprimere quello che era nell’anima, di raccontare quello che mi sembrava sbagliato attorno a me. In questo modo  è iniziata la storia, nei vagoni della metropolitana, nel sottosuolo cittadino, passavo giornate intere, da un treno all’altro, mi trasmetteva idee e  sicurezza, era così che mi sentivo. Ecco  come sono diventato scrittore

Mi era stato regalato un corso di scrittura, al quale ho partecipato con frequenza settimanale. Posso dire che è stato istruttivo per comprendere le basi, ma non è stato entusiasmante, almeno questo è un mio parere!


9 - In un paese in cui si legge ancora poco, quali difficolta' deve affrontare un autore per affermarsi? Quali consigli pratici ti senti di dare ai giovani scrittori in erba? Da dove partire?


Sarebbe facile pubblicare con una casa editrice che promuove il tuo libro, venduto nelle librerie, con presentazioni, firmacopie ecc..Pero' poche volte accade questo, bisogna cercare un editore che creda in te, che pubblichi il manoscritto e successivamente promuova il tuo  lavoro, perché molti editori non lo fanno

10 - Ultima domanda: ci sono nuovi progetti all''orizzonte?

Idee sempre, nuovi personaggi, nuovi racconti, nuove sfide: in questo periodo sto concludendo un manoscritto che parla di una donna, di una moglie, di una dottoressa e di una madre che ancora non è!!!!!





LE LUCI SPENTE DELLA CITTA' - Da una storia vera

Di Andrea Lux Ferre

 edizioni: Il seme bianco

collana: Magnolia, Narrativa










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