Ci hanno insegnato a essere forti, coriacei, combattivi. O almeno, la società ci vuole così, per sopravvivere nella giungla urbana chiamata vita. "Ubi maior minor cessat", dicevano i latini: fuori i deboli, i pusillanimi, non c'è spazio per loro.
E poi arriva Sergio Mario Illuminato e spariglia le carte con il suo progetto transdisciplinare IOSONOVULNERABILE, che esalta la fragilità umana come generatrice di forza e bellezza. Che carezze per l'anima le parole dell'artista catanese Illuminato, così profonde da penetrare la verità più profonda che si cela nella realtà ontologica.
Essere vulnerabili significa essere veri, senza filtri e sovrastrutture. Riusciremo mai a essere liberi - ma di quella libertà interiore di cui parlava il maestro Gurdjieff - di essere fragili e allo stesso tempo resistere ai terremoti esistenziali che accadono dentro e fuori di noi?
L'Arte puo' dare delle risposte. Basta aprire il cuore e rimanere in ascolto.
Il progetto IOSONOVULNERABILE sarà a Roma dal 7 dicembre 2024 all'11 febbraio 2025 a Villa Altieri, Palazzo della Cultura e della Memoria Storica: in mostra dispositivi artistici che fondono cinema, fotografia, scultura e pittura, in un dialogo fecondo e creativo.
Ho avuto il piacere di parlare con Sergio, artista, filosofo, oratore eccezionale. Le sue parole aprono mondi e insegnano il valore dell'Arte e della Vita, in un intreccio indissolubile e affascinante.
Buona lettura!
Vorrei partire parlando del progetto IOSONOVULNERABILE. Come è nato e come lo hai sviluppato?
Il progetto nasce innanzitutto da un libro, una mia ricerca artistica che si intitola Corpus et Vulnus; le cose partono sempre da noi stessi, da certe passioni e da certi nodi che abbiamo l'esigenza di sciogliere. In fondo l'arte parla di noi ma anche di tratti personali che non conosciamo, ed è bello l'atto di mediazione svolto dall'arte tra noi e gli altri e - soprattutto - tra noi e l'altra parte di noi.
In me c'era questa volontà di indagare come il corpo si incrociava con la vulnerabilità, appurando così che l'umanità si basa sulla stessa, aspetto cogente nel destino dell'uomo. Allo stesso tempo mi sono accorto, strada facendo, che la fragilità non è un problema biologico, bensì intellettuale; dovevo quindi trovare una chiave per interpretarlo nella maniera più consona. Lo studio della vulnerabilità mi è nato mettendo i pigmenti sulla tela, seguendo le teorie di due dei maggiori maestri dell'arte contemporanea, Kiefer e Parmiggiani, e capire il movimento dei corpi per permettere di elevarci a una dimensione spirituale. La scintilla però mi è scattata davanti al ex carcere pontificio di Velletri, un carcere dell'800 in funzione fino a una trentina di anni fa, rimasto da allora in una sorta di "cristallizzazione" perpetua: entrando scopri le celle con le scritte dei detenuti sui muri, le brande, la cappella...la sensazione è stata veramente forte e destabilizzante. E proprio in quel luogo ho capito che Corpo e Vulnerabilità non erano entità meramente concettuali; al contrario possedevano una dimensione reale. Decido quindi di fare una residenza d'artista della durata di sei mesi coinvolgendo personalità del teatro, cinema, danza, con lo scopo di provare sulla nostra pelle il disagio di stare in un posto che porta con sé tutta quella sofferenza. In sei mesi abbiamo prodotto una serie disparata di dispositivi artistici - tra sculture, pitture e un cortometraggio - che traducono in estetica questa riflessione su Corpo e Vulnerabilità. Quello che vorrei enfatizzare è proprio l'importanza del contatto fisico, atto che permette acquisizione di esperienza e capacità di emozionarci, di spingerci verso l'altro; "emozionarsi"inteso come e-motion, spostarsi verso l'altro. Per concludere, alla fine della residenza d'artista ci siamo sentiti completamente trasformati; abbiamo vissuto situazioni talmente forti che ci hanno dato nuove consapevolezze e piena volontà di metterci in discussione. Il feedback da parte delle persone è stato pazzesco: abbiamo fatto fatica a smaltire le file! Ma è stato il contatto umano il fattore più importante; non si trattava di visitare distrattamente una mostra e fare selfie, la gente ha vissuto una vera e propria Esperienza, un rapporto bidirezionale intenso tra artista e fruitore.
Lo scorso ottobre hai presentato IOSONOVULNERABILE a Parigi, presso l'Istituto italiano di cultura. Come è stata l'accoglienza nella Ville Lumière?
E' stata una esperienza molto bella perché il pubblico era un misto di italiani e francesi; e per noi rappresentava una prova per capire se quello che stavamo facendo fosse adatto a una singola cultura - quella italiana - oppure avesse anche delle sfaccettature internazionali. Sai, agli inizi di questo progetto, quando parlavo con alcuni colleghi mi sono spesso sentito dire:"Ma no, nessuno ti vorrà ascoltare, queste cose sono troppo impegnative, la gente preferisce temi più leggeri, più positivi..."; invece noi abbiamo lavorato controcorrente, ossia portando alla luce ciò che era sommerso. E ti dirò, il fatto più sorprendente è stato scoprire che, al contrario, la gente ha bisogno di parlare di queste cose, incarnazioni di Forza, non debolezza: la Vulnerabilità - quando è consapevole - è una Forza dell'essere umano, gli ha permesso di sopravvivere, di evolversi e arrivare fino a qui.
Ecco, vorrei approfondire il concetto di Vulnerabilità. Mostrarsi vulnerabili è un bellissimo atto di coraggio, perché si permette al sé più autentico di uscire allo scoperto, di dare voce al proprio corpo esserico - per dirla con Gurdjieff; nello stesso tempo, però, si è più esposti agli attacchi e alle prepotenze del più "forte". Come trovare quindi il giusto equilibrio tra queste dimensioni?
La natura - come al solito - ha le risposte migliori. Permettimi di rispondere a questa domanda utilizzando una metafora. Parliamo dei crostacei. Essi nascono senza corazza, sono nudi, quindi assolutamente vulnerabili.Rimangono al sicuro sino a quando sono abbastanza forti da uscire, con la loro bella corazza di protezione. In realtà questa corazza, ad un certo punto - mentre il corpo continua a crescere - rimane uguale, facendo così correre all'animale il rischio di morire all'interno di quel guscio che lo sta proteggendo. E invece che succede? Ciclicamente i crostacei si liberano della loro corazza, avendo in questo modo il tempo per farsene una nuova; insomma, nella vita la vulnerabilità puo' essere trattata semplicemente acquisendo consapevolezza delle nostre fragilità e sapendo che potremmo essere attaccati dall'esterno. Uno sguardo attento sulle nostre debolezze ci permette altresì di corazzarci, di creare una ulteriore protezione - senza dimenticare che la vera forza si trova nel sapere trasformarci continuamente; il segreto quindi sta nello smontare la gabbia di conoscenze che abbiamo creato e arrivare infine a delle nuove conoscenze.
Hai reso benissimo il concetto, utlizzando anche una metafora semplice ed efficace. Penso però che questo sia un processo molto complicato da realizzare a livello pratico - ovviamente dobbiamo provarci lo stesso e non arrenderci alle prime difficoltà... ma rimane comunque un percorso in salita...
Hai ragione, è molto complicato, ma c'è un trucco per riuscirci: essere genuini. Essere veri. Se non hai con te stesso e con gli altri un rapporto basato sulla genuinità, beh, nascondersi o mostrarsi ambigui non porta lontano. E' decisamente più importante essere sicuri che anche nelle proprie debolezze si è forti.
A tuo avviso, qual è il ruolo dell'artista contemporaneo nella società di oggi?
Premetto che per me il concetto di Artista è ancora quello in auge dal '500 in poi, ossia "l'artigiano" che fa la propria opera senza delegare ad altri l'esecuzione della stessa. L'artista contemporaneo deve essere DENTRO le cose, deve VIVERE le cose in prima persona, senza trasformare la realtà attorno a sé in un luna park.Basicamente deve riuscire con i suoi dispositivi artistici a farsi mediatore culturale, mettersi tra sé e lo spettatore con lo scopo di mostrare che la realtà che viviamo è parziale; tocca all'arte fornire una "finestra più ampia" su quello che ci circonda. E' un problema di umanità; è come se l'avessimo persa per strada. Non ci emozioniamo più, non abbiamo più passioni vere...
E allora, visto che non sappiamo più emozionarci davanti al bello, non posso non chiederti: qual è lo stato dell'Arte e della Cultura nel nostro paese?
Innanzitutto ti rispondo con un dato di fatto: le istituzioni parlano pochissimo di arte contemporanea. Capisci bene che se i principali elementi del sistema non danno la giusta attenzione all'arte, nessun artista avrà il supporto che merita per emergere. A differenza degli Stati Uniti, Cina e Regno Unito - luoghi in cui c'è un forte appoggio alle discipline artistiche, qui si valorizza solamente l'arte classica. Però la gente che visita il Colosseo o una mostra non esce cambiata, arricchita da questa esperienza: fa la fila, vede quadri e stop, finisce lì. L'arte contemporanea invece ha la magia di farti riflettere sul presente, aspetto importante, da non sottovalutare. Direi quindi che la situazione attuale non mi appare rosea. Prendi la comunicazione. Il suo ruolo è fondamentale per sviluppare una consapevolezza culturale nuova, inserire parole vere e sentite nel circuito dell'arte, far sentire lo spettatore coinvolto in un viaggio immersivo e profondo: questa è la strategia giusta per valorizzare la cultura in Italia.
Utilizzi linguaggi transdisciplinari (cinema, fotografia, scultura - solo per citarne alcuni) che permettono un dialogo fecondo tra le arti a 360 gradi: secondo te, quanto è importante questo sincretismo artistico e la sperimentazione di nuovi formati creativi?
E' assolutamente imprescindibile. Al giorno d'oggi la semplice mostra non basta più; quello che ti permette di arrivare veramente alla gente è la conoscenza profonda di più linguaggi espressivi. La transdisciplinarità cambia completamente l'approccio con l'arte: le varie discipline devono comunicare tra loro, arricchendosi di stimoli, input e suggestioni... solo così si possono ottenere risultati creativi e soprattutto incisivi per il fruitore.
Lavori con i giovani: come vedi le nuove generazioni? E soprattutto, che consigli vorresti dare a un artista che si affaccia ora al mondo dell'arte?
Innanzitutto il consiglio lo vorrei dare agli artisti adulti: imparate dai ragazzi, prendete ispirazione da loro; senza scambi non si crea nulla di positivo. Ai giovani dico sempre che questo è un lavoro da prendere seriamente, occorre tanto studio e preparazione accurata; non si improvvisa, ci vuole impegno e molta disciplina. Naturalmente ci vuole anche Verità e Sincerità: essere genuini e sinceri con se stessi è la prima regola per affrontare questo mondo. Con pazienza e perseveranza si possono raggiungere risultati importanti, anche senza raccomandazioni e "spintarelle".
Uno dei claims di IOSONOVULNERABILE afferma che "Fallire è una conquista". Ecco, in una società come la nostra, in cui occorre essere sempre super performanti, la parola "fallimento" suona come un fardello difficile da portare e accettare. Mi viene in mente una citazione del grande statista Winston Churchill: "Il successo è l'abilità di passare da un fallimento all'altro senza perdere l'entusiasmo". Semplice da dire, meno da mettere in pratica. Sergio, aiutami a capire questo concetto di "fallimento virtuoso"...
Ti dico subito una cosa: non pensare che chi ha successo non abbia mai fallito. Non esiste componente dell'umanità che non sia cresciuta, evoluta e consolidata nelle sue aspettative attraverso l'esperienza del fallimento. Non esiste persona al mondo che non abbia alle spalle errori; anzi, devi diffidare di chi dice che non ha mai fallito o sbagliato. La cosa importante è lo sguardo con il quale guardiamo i nostri insuccessi, guardarli bene e farne altri, molti altri: solo così una persona può evolversi e migliorare. Anche io mi sono confrontato spesso con questa problematica, chiedendomi il perché di queste "cadute"e ho capito che trovare il fallimento in una conquista è una cosa enorme: è parte della creatività, dell'ingegno, dell'estro da artista. Ai pittori che sbagliano mentre dipingono dico sempre:"Lasciate quell'errore! E il vostro momento più autentico!"
Il pittore francese Francis Picabia era solito dire che "L'Arte è il culto dell'errore". L'Arte è perfetta nella sua imperfezione, cosa ne pensi?
E'esattamente così: è Arte solo se imperfetta, se sta rivelando degli aspetti che permettono alle persone di ritrovarsi in essi; sì, nell'Arte c'è una parte di "collettivo" che riguarda tutti.
Che cosa nutre la tua visione artistica? Cos'è l'Arte per Sergio?
Per me Arte è Vita, e non è retorico dirlo. Arte sono i miei occhi, la capacità di non fermarsi a cio' che ti viene proposto; Arte ti permette di andare a lavorare in profondità, scandagliando anche le ambiguità della vita: luce e buio, aspetti consustanziali all'esistenza. Portare nella vita di tutti i giorni le scoperte che fai nell'Arte è semplicemente meraviglioso.E aggiungo un'altra cosa:ognuno di noi si porta appresso dei traumi dai quali nascono poi fragilità che conducono alla vulnerabilità. Ecco, non riusciremo mai a essere espressivi e creativi se non affrontiamo il nostro vissuto ferito.
A tuo avviso è necessario "spiegare" un'opera d'arte contemporanea?
Vi svelo una verità: l'arte contemporanea è impossibile da capire se non è accompagnata dalle parole e spiegazioni dell'artista. Non siamo nel Rinascimento, epoca in cui la produzione artistica era basata sull'estetica della bellezza - vedi armonia, composizione, simmetria); davanti a un quadro di Raffaello rimani semplicemente estasiato da ciò che vedi e non hai bisogno di ulteriori spiegazioni - anche se in realtà c'è tutto un mondo simbolico dietro le sue opere. Diverso è l'approccio nei confronti dell'arte contemporanea: senza conoscere un minimo l'artista, la sua ricerca e in quale contesto si inserisce, non si avranno mai i mezzi per comprenderla. Oggi non si parla di quadri ma di dispositivi artistici.
IOSONOVULNERABILE
Sotto l'Alto Patrocinio del Parlamento Europeo e della Commissione Europea - Rappresentanza in Italia con l'Auspicio della Presidenza VII Commissione Camera dei deputati, e il Patrocinio del Ministero Affari esteri, della Regione Lazio, della Città Metropolitana di Roma Capitale e dell'Assessorato alla Cultura di Roma Capitale
Partecipazione giovani artisti ACCADEMIA BELLE ARTI E ISTITUTO ISTRUZIONE SUPERIORE PIAGET-DIAZ ROMA
Dal 7 dicembre 2024 all'11 febbraio 2025
VIlla Altieri - Viale Manzoni, 47 Roma
Orari: da lunedì a giovedì 8.00-18.30, venerdì 8-15.00
Photo credits: www.sergioilluminato.com